Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise

Foto: Gand
(Da: it.wikipedia.org)
Notizie: Il parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise PNALM, originariamente Parco nazionale d'Abruzzo divenuto tale con legge n. 93 del 23 marzo 2001 senza modificazioni amministrative è uno dei parchi nazionali più antichi d'Italia, istituito ufficialmente l'11 gennaio 1923 con Regio decreto-legge (subito dopo il parco nazionale del Gran Paradiso) compreso per la maggior parte in provincia dell'Aquila (Abruzzo) e per la restante in quella di Frosinone (Lazio) ed in quella di Isernia. Già costituito il 25 novembre 1921 con direttorio provvisorio, inaugurato il 9 settembre 1922 a Pescasseroli, sede amministrativa[4], è uno dei tre parchi nazionali presenti in Abruzzo, uno dei tre parchi nazionali del Lazio e l'unico parco nazionale esistente in Molise, noto a livello internazionale per il ruolo avuto nella conservazione di alcune tra le specie faunistiche italiane più importanti, quali il lupo, il camoscio d'Abruzzo e l'orso bruno marsicano, nonché per le prime e numerose iniziative per la modernizzazione e la diffusione localizzata dell'ambientalismo. Si estende prevalentemente nel territorio montano e pastorale del bacino dell'Alto Sangro, ai confini meridionali della Marsica, circondato dai monti Marsicani, uno dei sottogruppi montuosi principali dell'Appennino abruzzese, ricoperti da boschi di faggio per circa due terzi della superficie e dove non è praticabile per la quota la coltura della vite e dell'olivo, sconfinando nel piano delle colture nella valle del Giovenco e in quella di Comino. A nord-est è diviso dalla Maiella e dal relativo parco dall'area degli altipiani maggiori d'Abruzzo e dalle valli del Gizio e del Tasso-Sagittario. Dal punto di vista orografico l'area può essere raggruppata in quattro sottogruppi montuosi fondamentali dei Monti Marsicani. Gruppo della Montagna Grande e Monte Marsicano, tra Bisegna, Pescasseroli, Scanno, Villalago, Opi e Villetta Barrea. Rappresenta la dorsale più orientale del parco, estesa tra l'alta valle del Sangro e la valle del Sagittario facendo da spartiacque fra i due bacini fluviali. Le cime più alte sono la Montagna Grande (monte Argatone, che arriva a 2 149 m s.l.m.), la Serra della Terratta, il monte Godi e il monte Marsicano, che raggiunge i 2 245 m s.l.m. Caratterizzato da rocce calcaree, corrisponde ad una lunga faglia che si sviluppa parallela al corso del fiume Sangro. Debole carsismo a Bisegna (Fonte Appia), Pescasseroli (Pratorosso) e Scanno (Ferroio). Sorgenti sgorgano a passo Godi, fonte della Regina (con tracce di mercurio) e Scanno. Gruppo del Monte Marcolano (1 940 m s.l.m.), tra Pescasseroli e l'altopiano del Fucino. È il sistema centrale tra il gruppo montuoso della Serra Lunga a nord e quello del Monte Tranquillo a sud, spingendosi da Pescasseroli verso l'altopiano fucense, tra l'alta val di Sangro, la Vallelonga (Aceretta) e l'alta valle del Giovenco. I monti non presentano brusche pendenze o dirupi, salvo qualche rottura di faglia nel Vallone Cavuto nel territorio di Pescasseroli. Valli e altipiani carsici caratterizzano fortemente l'area attorno alle sorgenti del Sangro. Grotte e inghiottitoi si trovano in località Cicerana (Lecce nei Marsi), mentre nel comune di Gioia dei Marsi è situata la cascata di Acqua Ventilata. Gruppo del Monte Tranquillo (1 841 m s.l.m.), propaggine meridionale del gruppo del Monte Marcolano fino al valico di Forca d'Acero. Si sviluppa tra Pescasseroli, Alvito e Campoli Appennino, caratterizzato dalla presenza di evidenti fenomeni carsici quali campi di doline (Macchiarvana, La Difesa), inghiottitoi, grotte e corsi d'acqua sotterranei affioranti per brevi tratti (Capo d'Acqua a Campoli Appennino). Forti pendenze del versante comiense, ricco anche di sorgenti (Lacerno, piana di Alvito). Gruppo dei Monti della Meta, dal valico di Forca d'Acero alle Mainarde. Le cime più alte sono il monte Petroso (2 247 m s.l.m.) e il monte Meta (2 242 m s.l.m.) situato al confine tra il versante laziale, molisano ed abruzzese. Quest'ultimo caratterizzato dal pianoro dei Biscurri (1 980 m s.l.m.). Nella Zona di Protezione esterna svettano i 2 285 m s.l.m. del monte Greco che con i monti circostanti costituisce la più alta, massiccia ed imponente giogaia del circondario, i 1 990 m s.l.m. della Serra Lunga e parte del gruppo del Monte Genzana. Flora: la sua posizione grossomodo centrale nella penisola italiana e i diversi ampliamenti effettuati nel corso degli anni in territori paesaggisticamente vari hanno fatto del parco un prezioso serbatoio di specie floristiche rare ed endemiche, luogo di protezione degli ambienti più tipici e meglio conservati di tutto l'appennino. Lo spettro biologico della flora del parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise presenta notevoli affinità con gli studi analoghi risultanti dalle flore dei monti Simbruini, dei monti Alburni e dei monti Picentini. Le flore di dette località sono molto simili per la presenza cospicua di emicriptofite e di terofite, contrariamente a quanto risulta dalle indagini attuate nell'Abruzzo montano, dove le prime risultano più consistenti per numero di specie, mentre si riducono notevolmente le seconde. La vasta area occupata dal parco nazionale comprende ambienti naturali diversi, caratterizzati da una varietà di specie che oscilla da elementi mediterranei extra zonali a piante tipiche del piano alpino. Le Eurasiatiche sono il gruppo di specie più consistente, con una rilevante compenetrazione di entità pontiche ed illiriche (esteuropee). La lontananza del mare fa sì che le associazioni vegetali siano prevalentemente quelle tipiche dell'area continentale, seppur si ricordano nella zona di protezione esterna leccete relitte sulle colline che digradano verso l'altopiano dell'ex lago del Fucino, in particolare a Casali d'Aschi, frazione di Gioia dei Marsi. Altri elementi mediterranei extra zonali lambiscono il territorio del parco per brevi tratti in valle di Comino e a Rocchetta a Volturno. Dai 600 agli 800-1000 m s.l.m. il piano occupato dalle antiche colture, riutilizzate a maggese o a pascolo, era quello del bosco di roverella, diffuso nei fondovalle del parco ricadente negli spartiacque del Giovenco e del Liri e nella pianura un tempo coltivata, a substrato argilloso, poi occupata dall'invaso artificiale del lago di Barrea. I boschi di querce sono ancora abbondanti nel versante delle Mainarde con le interessanti cerrete attorno al bacino artificiale del lago di Cardito dove si segnala la presenza molto meridionale e rarissima per il Lazio della Lomelosia crenata (Cyr. - Greuter & Burdet), rara in Abruzzo e Molise. Ornielli, aceri, meli selvatici e ciliegio abbondano nella zona di transizione con il piano montano, fortemente degradata a causa dell'esposizione intensa al pascolo. Le zone umide in cui la vegetazione è più abbondante e caratteristica sono le rive del fiume Sangro a valle di Pescasseroli. Il corso d'acqua attraversa la piana di Opi dove la maggior parte delle piante spontanee sono relegate nelle golene a Salix appennina Skvortsov, Salix purpurea L. e Populus alba L. Più a valle dove il Sangro raccoglie le acque del torrente Scerto e del Rio Fondillo la vegetazione ha riconquistato antichi coltivi. Le specie arbustive dominanti sono il Corylus avellana L. e la frequente, ma localizzata, Tilia platyphyllos Scop. Frequente nel substrato acido del sottobosco Dactylorhiza maculata ssp. fuchsii (Druce) Soò. Le rive artificiali del lago di Barrea, soggette ai frequenti mutamenti del livello delle acque, non permettono una diversificazione floristica degna di nota. Importanti i pantani delle sorgenti in quota, che ospitano la rara Dactylorhiza incarnata (L.) Soò e il trifoglio fibrino Menyanthes trifoliata L.. Dagli 800-1000 ai 1800 m s.l.m. l'area montana è nella maggior parte del territorio ormai completamente ricoperta da un denso soprassuolo forestale, per lo più caratterizzato dal faggio, soggetto ad usi civici; le sole secolari faggete tra Pescasseroli e Villavallelonga scampano al periodico taglio del bosco e possono così ospitare una varietà vegetale ed animale altrimenti assente nel cosiddetto bosco coetaneo. Alle stesse altitudini però vi sono i boschi della Camosciara e di Cacciagrande in val Fondillo, nei comuni di Villetta Barrea ed Opi, la cui varietà floristica è la più importante e studiata del parco. Accanto ai faggi, aceri di monte, aceri di Lobelius, sorbi montani, e maggiociondoli, specie molto diffuse anche nel resto dell'area protetta, vive il più celebre endemismo della zona, il pino nero di Villetta Barrea. La stazione è un relitto dell'epoca glaciale; la specie è anche diffusa sporadicamente attorno al monte Greco, al monte Godi e sulle Mainarde, a testimonianza delle antiche pinete oggi soppiantate dagli ampi pascoli e praterie. Questo lembo di territorio è preziosissimo anche per altre presenze tipicamente alpine quali la Scarpetta di Venere Cypripedium calceolus L. e la Corallorhyza trifida Cathel., nonché per le numerose specie delle rupi calcaree aride o stillicidiose come le carnivore Pinguicola e Drosera o l'endemica Aquilegia magellensis Huter, Porta & Rigo. La Polygala chamaebuxus L. a San Biagio Saracinisco raggiunge il limite meridionale del suo areale italiano. Poco diffusa la presenza di Taxus baccata L. che si concentra nelle zone più alte e selvagge della faggeta sui monti della Meta e sui monti tra Pescasseroli e Villavallelonga. Altro importante relitto sono i popolamenti di Betula pendula Roth, presente in due sole stazioni in quota sui monti della Meta. Nel parco sono stati studiati e scoperti il Giaggiolo marsicano Iris marsica Ricci & Colasante, il più bello e vistoso endemismo dell'appennino centrale e la Festuca del Vallese Festuca valesiaca Schleich. ex Gaudin). Oltre i 1800 m s.l.m. il piano alpino e subalpino è altrettanto interessante. Ospita il pino mugo, raro altrove nell'Italia centromeridionale. A causa dell'isolamento geografico numerose specie alpine relitte in Abruzzo si sono evolute in una serie di interessantissimi endemismi, altre sono ai limiti del loro areale intero o relativo (italiano). Androsace maxima L.: primulacea annuale tipica delle valli alpine orientali; nella penisola è segnalata solo nel parco nazionale d'Abruzzo e nel parco naturale regionale Sirente-Velino. Gentiana nivalis L.: piccola genziana a corolla blu, rara in tutto il territorio nazionale, nel parco d'Abruzzo al limite meridionale del suo areale italiano. Campanula tanfanii Poldech: presente nella Zona di Protezione Esterna, relitto glaciale diversificato a seguito dell'isolamento geografico post-glaciale, diffuso dal Furlo nelle Marche al parco d'Abruzzo, è la specie più prossima dell'endemita alpino Campanula carnica Schiede ex M. & K. Campanula appennina Poldech: altro endemismo peninsulare al limite meridionale del suo areale. Viola hymettia Boiss & Heldr. e Viola eugeniae Parl. La prima al limite settentrionale del suo areale italiano, è una forma della più frequente Viola arvensis Murray. La seconda è frequentissima nell'appennino centrale dove sostituisce l'analoga Viola calcarata L., specie alpina geneticamente vicina. Festuca bosniaca Kumm. & Sendtn. Anfiadriatica sui pendii sassosi della riserva, al limite settentrionale del suo areale italiano. Poco appariscente, è importante perché associata alla distribuzione di Pinus leucodermis Antoine, relitto nella sola Calabria. Leontopodium alpinum Cass ssp. nivale (Ten.) Tutin e Aster alpinus L. Vistosi elementi floristici delle alte quote, raggiungono nel parco la punta meridionale del loro areale italiano. Nigritella rubra ssp. widderi (Teppner & Klein) H.Baumann & R.Lorenz è un'altra delle orchidee selvatiche localizzata ed endemica dell'appennino centrale, segnalata nel piano cacuminale del comune di Opi. Molto rari e per lo più frutto di rimboschimenti sono i boschi nel versante peligno del parco, quello ricadente nel comune di Scanno in cui dall'area abitata alle cime montuose continua ininterrottamente la superficie destinata al pascolo e all'allevamento del bestiame. Nonostante le condizioni ambientali sfavorevoli, anche questa zona conserva preziose nicchie di biodiversità: è in queste valli infatti che troviamo l'unica stazione del parco di Paeonia officinalis L. e un'ampia concentrazione di piante aromatiche ed officinali: Hyssopus officinalis L., Gentiana lutea L., Tanacetum parthenium L., Chenopodium bonus-henricus L.. La fauna: i grandi mammiferi sono stati il motivo principale dell'istituzione della riserva. Un tempo tutti gli animali protetti nel territorio del parco erano molto diffusi lungo l'intero appennino centromeridionale, costituendo popolazioni geneticamente autonome rispetto alle specie europee, spesso dei veri e propri endemismi, molto importanti da un punto di vista della zoologia tuttavia ancora non del tutto studiati nella loro identità genetica. Orso bruno marsicano Ursus arctos L. ssp. marsicanus Altobello), 45-69 individui, Zona di Protezione Esterna compresa. È il simbolo del parco che da sempre ha sconfinato in tutte le montagne dell'Abruzzo meridionale, del Lazio e del Molise, facendo registrare avvistamenti anche alle quote più basse. Dai circa 80 animali registrati negli anni ottanta, la presenza del plantigrado è scesa nel parco a circa 50, concretizzandosi in tal modo l'elevato pericolo di estinzione, come avvenne negli anni Cinquanta (30 esemplari). La sua presenza è attestata, con più frequenza, nelle valli boschive dei monti della Meta e nella riserva naturale Feudo Intramonti. Con la piantagione di alberi da frutto selvatici e la regolamentazione degli accessi turistici, si è costruito un ambiente più idoneo alle sue necessità. Problematico è anche il bracconaggio che ogni anno elimina, tramite esche avvelenate o addirittura colpi di fucile, alcuni orsi. Il lupo appenninico Canis lupus L. ssp. italicus, 40-50 esemplari circa. È il predatore più importante del parco e di tutto l'Appennino. Nel 1970 contava solamente una decina di esemplari, ma grazie all'estensione del territorio della riserva integrale, all'aumento delle popolazioni di camoscio d'Abruzzo e alla reintroduzione di cervi e caprioli, la specie ha registrato una costante crescita, fino alla accertata diffusione nella vicina area dell'Appennino laziale e toscano. Altri individui, dopo avere risalito il settore appenninico, stanno colonizzando le Alpi e la Francia meridionale fino alla Spagna orientale, oltrepassando i confini storici dell'areale della sottospecie. La lince Lynx lynx L., nonostante la direzione del Parco continui ad affermare che l'animale sia presente "nelle zone più selvagge ed impervie" della riserva, gli esperti che vi lavorano, quali il professor Luigi Boitani, affermano che non ci sia alcuna prova di ciò e che l'animale sia ivi estinto; fatta eccezione per gli individui tenuti in cattività in un'apposita area faunistica di Civitella Alfedena. Alcune testimonianze parlano dell'avvistamento di un animale localmente noto come lupo cervino o lupo cerviero (in dialetto abruzzese jattepàrde) tra Pescasseroli, Opi e Villavallelonga tra il 1940 e il 1970. Il camoscio d'Abruzzo Rupicapra pyrenaica ssp. ornata, già Rupicapra rupicapra ssp. ornata, 600-700 esemplari circa. Altro importante elemento, che insieme all'orso marsicano è endemico del parco, si è preservato dall'estinzione nei pendii della Camosciara (toponimo che ne testimonia la presenza relitta). Geneticamente vicino al camoscio dei Pirenei, presenta vistose differenze col camoscio alpino per il collare di pelo più scuro e che è invece caratterizzato da una fine peluria chiara, bianca in inverno. L'animale ha recuperato territorio ed è diffuso sulle alture del monte Amaro di Opi e del monte Meta di Picinisco, nonché saltuariamente su tutte le pendici più ripide della riserva non più soggette a intenso pascolo. Dal parco d'Abruzzo sono partiti gli esemplari reintrodotti alle pendici della Maiella e nel parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Il cervo Cervus elaphus L. ssp. hippelaphus, 700-800 esemplari circa. Il cervo si era estinto nel parco già al momento della sua prima istituzione, nel 1921; la sua assenza aveva inciso notevolmente sulla catena alimentare, creando serie difficoltà ai principali predatori. Nel 1971 furono reintrodotti, dalle Alpi Orientali, i primi esemplari che si stanziarono nei boschi alle pendici del monte Marsicano. Il numero degli esemplari è in forte espansione. Il capriolo Capreolus capreolus L., 300-400 esemplari circa. Anche il capriolo è stato reintrodotto con le stesse finalità del cervo. Dai circa 60 esemplari la popolazione è notevolmente aumentata, tanto da essere la specie più facile da avvistare. Mammiferi minori: sfuggevole l'incontro con il gatto selvatico, la martora, la faina, il tasso e la puzzola, specie diffuse su tutto il territorio nazionale. Nel 2018, dopo oltre quarant'anni dall'ultima segnalazione, è stata accertata la presenza della lontra, nelle acque chiare e non inquinate del Sangro, all'affluenza dei torrenti pescosi che scendono dalle valli vicine, e alla foce di Barrea. È stata altresì confermata la presenza sui versanti abruzzesi e molisani della lepre italica. Molto più comuni sono la lepre europea, la volpe, la talpa, il riccio e la donnola; abbastanza frequenti il ghiro e lo scoiattolo meridionale. Anche qui i cinghiali sono un problema sentito, e non solo dalla popolazione per i danni alle persone e alle colture, ma anche per il dissesto che apportano al manto erboso delle radure minacciando spesso le presenze floristiche rare. Tredici sono le specie diverse di pipistrelli. Uccelli: circa 230 specie diverse, si ricorda l'importante presenza del picchio di Lilford nei boschi di monte Tranquillo a Pescasseroli e sui monti della Meta; si è ipotizzata la reintroduzione del picchio nero. Segnalata la presenza senza nidificazione della cicogna bianca, e rari avvistamenti di gipeto Gypaetus barbatus. Saltuaria la presenza dell'avvoltoio grifone Gyps fulvus. I rapaci sono ben diffusi come in tutto il territorio appenninico, in particolare il falco pellegrino, l'astore, la poiana, l'aquila reale, il gufo reale e l'allocco. Nei pressi dei corsi d'acqua incontaminati non mancano il merlo acquaiolo, oltre alle più comuni ballerine gialle. L'aquila reale ha trovato nell'area protetta molti luoghi ideali per la nidificazione, e con le restanti aree protette confinanti, può sfruttare il Parco Nazionale d'Abruzzo come corridoio naturalistico per la riconquista delle zone prossime in cui si era estinta. Rettili e anfibi: tra i rettili ma solo sui luoghi più aspri ed in quota troviamo la rarissima vipera dell'Orsini oltre la vipera comune, abbastanza frequente il biacco, come l'orbettino e la biscia dal collare Natrix natrix ssp. lanzai. La presenza di alcune valli ricche di acque sorgive, impaludamenti e torbiere ha favorito la conservazione di piccoli anfibi rari e schivi quali la salamandrina dagli occhiali, il tritone italiano e la salamandra pezzata. Ittiofauna: nei corsi d'acqua più freddi troviamo le specie di trota autoctone Salmo cettii e Salmo trutta. Introdotta nei bacini artificiali la trota iridea Oncorhynchus mykiss. Segnalata la presenza del gambero di fiume Austropotamobius pallipesitalicus e l'anfipode lacustre Gammarus lacustris. Insetti: si contano fino a 2000 diversi coleotteri fra le circa 3800 specie diverse di insetti, molti di questi rari e autoctoni, fra cui Parnassus apollo, Carabus cavernosus ssp. violatus, Triaxomera marsica e il Capricorno del Faggio Rosalia alpina.
![]() Stato: Italy Anno: 22/04/1967 Emissione: Parchi nazionali Dentelli: 13¾ x 14 Tiratura: 10.000.000 Filigrana: Senza filigrana Stampa: Fotoincisione Bozzettista: C. Mancioli |
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